Riceviamo dalla Senatrice Manuela Serra e pubblichiamo:
“Alla cortese attenzione del MAMI
Vorrei informarVi del mio emendamento sulla Riforma del regolamento del Senato, cosí come previsto anche nel Parlamento Europeo, per consentire una migliore conciliazione tra lavoro e allattamento delle parlamentari. Proposta che è stata bocciata in aula del Senato con voto segreto. Ho spiegato sulla mia pagina pubblica la vicenda.
Se ritenete possa essere utile fatela conoscere. E’ importante mettere in luce anche la discussione che si è avviata in aula e che ha portato alla bocciatura della mia proposta emendativa.
Manuela SerraFonte
Appena entrati in Parlamento la distanza di vita e principi tra me cittadina, mamma e insegnante ed il resto dell’aula è stato un violento dolore.
Ascoltare e vedere azioni che nulla hanno a che vedere sul rispetto e dignità dei cittadini Italiani non è stato semplice da comprendere.
Inizialmente ho vissuto quell’aula lacerata dal dolore.
I milioni di cittadini che chiedono un lavoro di dignità, inascoltati.
Milioni di genitori che chiedono scuole a misura di alunno e che non crollino sulle teste dei propri figli alle prime piogge; genitori che chiedono la presenza dell’insegnante di sostegno, non a fine anno.
Case allagate, distrutte da terremoti che in altri luoghi non creano danni.
Milioni di cittadini che pagano tasse e hanno diritto ad una corretta cura, assistenza specialistica e terapia, lasciati morire in corsie di ospedali.
In queste aule tutto viene tradotto e affrontato con un unico fine: ECONOMIA, BUSINESS, PRIVILEGIO.
Due anni fa è nata Bea.
Ho viaggiato da sola su e giù da Cagliari a ROMA ogni settimana senza mai mancare a votazioni, sacrificando lei e il resto della famiglia a separazioni e lontananze in alcuni momenti estremamente pesanti, ma sempre con un obiettivo di Vita e impegno dell’essere cittadina a servizio del bene comune.
Non ho mai chiesto sconti per presenziare a votazioni, spesso notturne e spesso senza orari di chiusura.
Per non far mancare il legame con la bambina ho sempre scelto l’allattamento al seno.
Un momento di pace e intimità unico, che non ho voluto togliere alla piccola.
Allattare non è un sacrificio, ma un diritto di vita per i nostri piccoli e non vi tedio sull’importanza del legame umano e di protezione del sistema immunitario.
Ora.
A fine legislatura abbiamo votato il regolamento del Senato.
(Effettivamente avrebbero voluto eliminarlo con la riforma della costituzione che, grazie al nostro Impegno e a voi tutti cittadini, con il referendum abbiamo bloccato lo scempio.)
Il regolamento serve per regolamentare azioni in aula, scelta di ddl, e soprattutto la scelta dannosa dei vari personaggi che tradiscono il mandato dato dai cittadini; poter avere sempre le commissioni pubbliche e il voto elettronico.
Ho voluto presentare dunque un emendamento sulla possibilità di allattare in aula, come accade in Parlamento europeo e certo non per capriccio, ma perché il VOTO, che si esprime in aula non può essere delegato da nessuno, anche se i pianisti hanno continuato ad agire sotto gli occhi di tutti noi.
Ho scritto “di diritto e possibilità che valuta il Presidente dell’aula”, ma è stato tradotto con un: “non vogliamo pannolini in aula; non vogliamo sentire bambini piagnucolare; nessuno può allattare in luogo dove lavora”.
In effetti una mamma che rientra dopo il terzo mese di vita del bambino ha la possibilità di avere i permessi per allattare, se non viene licenziata prima e su questo ci siamo battute con numerosi ddl ed emendamenti in commissione lavoro.
Un parlamentare non ha alcun modo di assentarsi – non esiste malattia o assenza per maternità –
Non ho voluto essere una privilegiata e ogni volta che ho dovuto assentarmi per nutrire Beatrice ho perso la possibilità di votare e discutere in aula.
Non ho mancato al mio dovere di parlamentare e le assenze dal voto si sono tradotte in decurtamento dalla diaria, poco male perché noi portavoce del M5S restituiamo ciò che non utilizziamo oltre alla metà dello stipendio.
In questi anni ho restituito circa 215.000 euro.
E’ sul Diritto di salute e allattamento che ho chiesto ascolto, ma l’aula ieri con il voto segreto ha bocciato il mio emendamento.
Spero che i prossimi che entreranno al Governo considerino la vita un dono da Tutelare e Rispettare non a chiacchiere.
Il mio impegno continua affinché tutte le mamme possano vivere il proprio ruolo di mamma in serenità e vengano protette con i loro piccoli perché è la Vita che va protetta, non i privilegi di personaggi senza scrupoli.
Ringrazio infinitamente tutti i miei magnifici colleghi del Senato in primis Barbara Lezzi, Maurizio Buccarella e Vincenzo Maurizio Santangelo-Portavoce 5 Stelle che si sono battuti per questi diritti in commissione.”
Emendamento presentato in Commissione:
1-bis. Il Presidente può consentire la presenza in Aula dei figli delle Senatrici durante il periodo di allattamento. Poichè il Regolamento non prevede una ammissione specifica dei Senatori nelle Commissioni, l’approvazione dell’emendamento consentirebbe, per analogia, l’ingresso dei neonati in Commissione.
L’emendamento viene accolto dalla Commissione nella seguente forma:
Per esigenze specifiche, anche connesse all’allattamento dei figli, il Consiglio di Presidenza può deliberare deroghe
L’emendamento viene discusso in Senato, viene richiesto il voto segreto e viene respinto.
Senato della Repubblica – 17 – XVII LEGISLATURA Discussione tratta dal resoconto stenografico della 919ª Seduta del 20 Dicembre 2017
CALDEROLI Ancora più sorpreso sono poi delle critiche e delle contestazioni che sono nate rispetto ad un aspetto che qualcuno considera marginale; addirittura c’era il timore che questo aspetto potesse togliere importanza al complesso della riforma. Mi riferisco al discorso dell’allattamento. Sono molto sconcertato rispetto a questo punto. Sono qui dal 2001, quindi ne ho viste passare tante di legislature in questo Senato, e ho salutato con gioia, dopo quindici anni in cui non avevo mai visto niente del genere, vedere delle senatrici con il pancione – vivaddio! – rivedere bambini portati in giro nel girello o nel passeggino ed aver previsto una nursery. E deve spaventarmi il discorso che una seduta notturna debba prevedere la possibilità per una senatrice di continuare a votare, svolgere il proprio lavoro e non venir meno al dovere di mamma? Per l’amor del cielo! Per me l’allattamento è la cosa più bella di questo mondo, poi deciderà l’interessata se vorrà farlo o non farlo in questa sede, ma non pensare o l’essere sorpresi perché qualcuno ha affrontato questo argomento, mi ha fatto veramente male. Mi fa male come maschio, posso immaginare se il discorso viene visto dall’altra parte. È chiaro che l’età anagrafica prevista per l’elezione al Senato non gioca a favore delle maternità, ma – vivaddio – adesso si sta realizzando anche tutto questo. Visto che accade anche a livello del Parlamento europeo, non vedo perché questo non possa accadere, senza suscitare disturbo per alcuno, anche nel nostro Senato della Repubblica.
PALMA (FI-PdL XVII). Signor Presidente, io ero intervenuto su questo punto specifico e pare che il mio intervento poi sia stato a sua volta, come è legittimo che sia, criticato dal relatore nella replica. In base a questo emendamento, per esigenze specifiche, anche annesse all’allattamento dei figli, il Consiglio di Presidenza può deliberare delle deroghe. In altri termini, in forma completamente diversa, si dice che i lattanti possono essere ammessi in Aula per consentire alle rispettive madri di procedere in Aula all’allattamento. Personalmente, credo che la pubblicità di un atto così intimo da parte della donna forse dovrebbe essere evitato, specie poi se la donna non ne fa una specifica richiesta. Aggiungo che, ove si dovesse inserire nel Regolamento una norma di questo genere, inevitabilmente si porrebbe la mamma di fronte a una alternativa e cioè di procedere all’allattamento in Aula anche se la sua sensibilità, per ipotesi, non dovesse essere in tal senso ovvero di votare, perché ben può votare allattando in Aula. Nella Giunta per il Regolamento, in maniera molto più saggia, si era immaginato che questa esigenza specifica della donna potesse essere soddisfatta attraverso la sospensione dei lavori per quanto basta.
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, senatore Palma, credo lei non abbia presente il testo 3 dell’emendamento 3.8, che si trova nell’annesso, che ha già modificato questa dizione dell’emendamento. L’articolo 70 risulterebbe modificato come segue: «1. Al comma 1 è aggiunto il seguente periodo: “Per esigenze specifiche, anche annesse all’allattamento dei figli, il Consiglio di Presidenza può deliberare deroghe”». Nelle deroghe generalizzate si può consentire anche l’interruzione dell’Aula per l’allattamento. È stato generalizzato così proprio per consentire una discrezionalità in relazione anche alla disponibilità delle madri o anche dei padri, perché si pone un problema di parità di diritti di allattamento.
PALMA (FI-PdL XVII). Se non sbaglio, però, signor Presidente, il comma 1 non parla del divieto dei minori di accedere in Aula? Il comma 1 dell’articolo 70 parla di questo. Onde per cui, la deroga quale dovrebbe essere? Quella di consentire l’accesso in Aula del minore per esigenze specifiche, anche annesse all’allattamento. Quindi, se la vogliamo dire tutta, si è allargata la casistica per la quale è possibile l’ingresso dei minori in Aula. Personalmente, signor Presidente ritengo che si possa sospendere il lavoro e, conseguentemente, consentire alla mamma – o al papà, in caso di allattamento artificiale – di procedere all’allattamento in separata sede. Signor Presidente, pongo però due problemi e lo faccio seriamente: siamo sicuri che corrisponda alle esigenze di salute del minore far entrare il minore in quest’Aula e procedere all’allattamento con senatori che, per ipotesi, possono essere raffreddati o avere altri problemi? (Brusìo. Commenti del Gruppo M5S). Scusate, colleghi, ve lo chiedo gentilmente, senatore Santangelo.
PRESIDENTE. Per favore, colleghi.
PALMA (FI-PdL XVII). Pongo quindi il secondo problema e, come dicevo, lo pongo in termini molto seri. Dato che qualcuno si riempie molto la bocca di caste e privilegi. Signor Presidente, ma allattare il figlio nel corso dell’attività lavorativa in un’aula istituzionale è consentito, ad esempio, mentre è in corso la celebrazione di un processo penale? È consentito per qualsivoglia altro tipo di attività lavorativa? Non sarebbe questa, signor Presidente, una forte deroga? Immagini lei, che ha esperienze di quelle aule, se nell’ambito di un processo penale o, se si vuole, di criminalità, a un certo punto il presidente del collegio o il pubblico ministero procedessero all’allattamento. Con tutto il rispetto per la maternità, credo che sia più rispettoso della donna e della paternità sospendere i lavori e consentire che la donna, in separata sede, vada ad allattare o a soddisfare le specifiche esigenze. Sotto questo profilo, non è necessario l’inserimento di questa norma nel Regolamento, perché questo, come è sempre stato, sarà affidato alla sensibilità del Presidente o del Vice Presidente di turno.
PRESIDENTE. Difatti nella discussione in Giunta si è anche valorizzata la possibilità per il Presidente, indipendentemente dalla possibilità di deroghe, di risolvere il problema con il buon senso, con l’accordo dei destinatari, quindi della mamma o del papà che abbia questa esigenza, soprattutto nel caso di votazioni che durino ininterrottamente, come quella che stiamo facendo.
BIGNAMI (Misto-MovX). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BIGNAMI (Misto-MovX). Signor Presidente, io non volevo intervenire, ma qui mi è d’obbligo, perché la pezza è ancora peggio del buco, come si suol dire. Innanzitutto, vorrei fare una riflessione su che cos’è l’allattamento: è una cosa intima, dove primario non è chi deve votare, ma chi deve mangiare. (Applausi del senatore Palma). Come si fa a mangiare in un ambiente del genere? Non esiste. Questa è una mancanza assoluta di rispetto nei confronti del poppante o del lattante (chiamatelo come volete, tanto ormai ho sdoganato tutto in questa legislatura). (Applausi dal Gruppo FL (Id-PL, PLI)). In secondo luogo, con questa definizione, se io dovessi essere rieletta, dovrei avere qui accanto un posticino per mio figlio disabile, perché qui si apre uno scenario: per cui dovrebbe essere ammessa anche la badante per chi ha più di 95 anni e non cammina. Ma stiamo scherzando? Ma di che cosa stiamo parlando? (Applausi dal Gruppo Misto, LN-Aut e FL (Id-PL, PLI)). È veramente una mancanza assoluta di rispetto per due aspetti: in primo luogo dell’atto intimissimo che esiste tra la madre e il figlio durante l’allattamento, e in secondo luogo del diritto del figlio di avere cinque minuti con la mamma. In più – perché voglio veramente farvi ridere – aggiungo che qui sembra che nessuno sia mai stato genitore: l’80 per cento dei bambini, dopo l’allattamento, fanno la pupù. E allora cosa facciamo, lasciamo il bambino con la pupù durante tutta la seduta o forse è meglio che la mamma esca a cambiare il bambino? (Applausi dai Gruppi PD, Misto e LN-Aut).
BUEMI (Misto-FdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BUEMI (Misto-FdV). Signor Presidente, la collega ha già trattato l’argomento in termini “organizzativi”. Voglio invece porre un altro problema: a cosa serve questo emendamento? (Applausi della senatrice Bignami). Questo emendamento serve ad attivare processi mediatici che devono valorizzare una posizione politica. (Applausi della senatrice Bignami). Visto che usiamo il politicamente corretto, si usa un minore, una situazione estremamente intima e naturale per fare campagna elettorale. Credo che invece sia più corretto dare la possibilità alla madre di assolvere alla sua funzione materna sospendendo per qualche minuto l’attività dell’Assemblea. Ma c’è un’altra questione e mi riallaccio agli emendamenti precedenti. Voi avete messo le manette ai colleghi che vorrebbero uscire dal proprio Gruppo, impedite loro l’esercizio politico autonomo e vi ponete il problema dell’allattamento della singola collega e non le volete dare lo spazio di un quarto d’ora? (Applausi delle senatrici Bignami e Fucksia). Vogliamo essere seri o dobbiamo continuare con questa ipocrisia che ha alimentato questi cinque anni di legislatura? (Applausi della senatrice Fucksia). Volete fare riforme che non sono tali, avremmo potuto fare la modifica di questo Regolamento all’inizio della legislatura e la facciamo alla fine, abbiamo modificato la nostra Costituzione per sottoporla al vaglio degli italiani e abbiamo ricevuto una solenne scoppola. (Commenti del senatore Crimi). E vogliamo ancora continuare a prendere in giro gli italiani con queste manfrine, che non hanno niente di serio? (Commenti del senatore Airola). Voi non potete trasformare l’Aula sacra del Senato o della Camera in una nursery! (Applausi della senatrice Fucksia). Dobbiamo rimanere seri! L’avete già trasformata in una osteria, avete stappato champagne, avete mangiato mortadelle, avete tirato Regolamenti: ma non ci vergogniamo di arrivare a questi estremi? Nessuno vuole impedire il giusto e naturale esercizio della maternità, ma non trasformiamo questa funzione nella solita manifestazione da saltimbanchi! (Applausi dei Gruppi Misto e FL).
PRESIDENTE. Senatore Buemi, mi permetto di intervenire su un punto solo. Non dimentichi che siamo arrivati alla fine perché c’è stata una riforma costituzionale che prevedeva tante di queste modifiche e che non ha avuto l’approvazione da parte del popolo, e quindi adesso stiamo cercando di provvedere a quelle parti su cui possiamo intervenire con la modifica del Regolamento.
GASPARRI (FI-PdL XVII). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FI-PdL XVII). Signor Presidente, inizialmente questo emendamento mi era sembrato interessante perché, dopo aver votato in quest’Aula un po’ di tutto – abbiamo detto che l’unione civile era un’altra cosa rispetto al matrimonio, con la stepchild adoption abbiamo quasi rischiato di legiferare su quella che ho chiamato la compravendita di bambini e abbiamo votato una legge discutibile sul fine vita, che io ritengo abbia una deriva eutanasia – di fronte a una proposta che riguarda l’allattamento di un bambino, che è esattamente il contrario delle cose che abbiamo votato, ero quasi tentato di votare a favore, perché è una cosa per la vita: cosa c’è di più naturale di una mamma che allatta il bambino? L’allattamento al biberon non si può fare, perché in base alla legge sul fine vita la idratazione e la nutrizione artificiali sono un trattamento sanitario. (Commenti). È così. Questo avete votato.
PRESIDENTE. Senatore, si attenga al tema. GASPARRI (FI-PdL XVII). Più attinente al tema di questo!
PRESIDENTE. Stava trattando del fine vita. Noi siamo per la vita, per allattare i bambini, non per il fine vita. GASPARRI (FI-PdL XVII). Sarei stato tentato di appoggiare questa proposta perché in fondo si tratta dell’allattamento, al di là del luogo, e il senatore Buemi ha un po’ esagerato, perché fare il paragone dell’allattamento con la mortadella non è congruo (me lo faccia dire). Quella manifestazione, anche se avvenne su banchi da me frequentati, non è la stessa cosa. Tuttavia, siccome l’intento diventa strumentalizzato e si trasforma, personalmente ho riflettuto e quindi non parteciperò al voto. Dico, però: meglio la vita che l’eutanasia, meglio l’allattamento che la compravendita dei bambini! (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII).
PRESIDENTE. Vorrei richiamare l’attenzione dell’Assemblea sul fatto che ci sono deroghe più generiche: nel corso della discussione – per dare atto di quella che è stata la discussione in Giunta – si è pensato anche ai disabili che possono avere necessità di un accompagnamento o di un’uscita dall’Assemblea mentre sono in corso i lavori. Quindi le deroghe riguardano non solo quella ipotesi, ma anche altre di questo genere. Adesso non voglio esprimere alcuna opinione, solo dare atto di una discussione che c’è stata in Giunta.
BENCINI (Misto-Idv). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BENCINI (Misto-Idv). Signor Presidente, non trovo niente di male nel fatto che si possa allattare un bimbo. Il punto però che mi fa riflettere è che non è consentito agli altri semplici lavoratori, anche della pubblica amministrazione, durante il loro orario di lavoro poter portare un bimbo e allattarlo. Io lavoro in sala operatoria e non mi è consentito mettermi in una stanza, durante l’orario di lavoro, ad allattare bambini. Ho avuto due figli e li ho allattati nei primi tre mesi di maternità obbligatoria. Quando sono tornata a lavoro, per quanto prendessero il latte, non ne avevo la possibilità. Mi è stato concesso, però, come a molte donne lavoratrici, di entrare un’ora dopo e uscire un’ora prima dal lavoro perché c’è l’allattamento. Già qui siamo in autodichia, siamo comunque considerati «molto privilegiati» per una serie di prerogative che noi abbiamo e altri lavoratori non hanno, non mi pare corretto che qui la mamma si debba portare, nel momento del lavoro, in Aula il bambino. (Applausi delle senatrici Bignami e Rizzotti). Si può tranquillamente allattare il bimbo, sottraendo quel tempo al lavoro, senza necessariamente sospendere l’Assemblea o altro e si può decidere di organizzare l’allattamento, come fanno le altre lavoratrici, un’ora prima e un’ora dopo. Insomma ci si organizza. Questo per rispetto di chi lavora e non ha questa possibilità, perché i bambini sono tutti uguali, nati dall’operaia e nati dalla senatrice. (Applausi dai Gruppi PD, FI-PdL XVII e Misto).
PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione a scrutinio segreto risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori. (La richiesta risulta appoggiata).
Ai sensi dell’articolo 113, comma 4, del Regolamento, indìco la votazione a scrutinio segreto dell’emendamento 3.8 (testo 3), presentato dalla senatrice Serra e da altri senatori. (Segue la votazione). Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell’emendamento 3.11, sul quale da parte del prescritto numero di senatori è stata presentata richiesta di votazione a scrutinio segreto. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori. (La richiesta non risulta appoggiata).
SANTANGELO (M5S). Chiediamo che la votazione venga effettuata a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori. (La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell’emendamento 3.11, presentato dalla senatrice Fucksia. (Segue la votazione). Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell’emendamento 3.10. MALAN (FI-PdL XVII). Signor Presidente, lo ritiro.
CRIMI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRIMI (M5S). Signor Presidente, quello che è accaduto poco fa, quando l’Assemblea ha espresso un voto contrario su una norma di buon senso, che non era così stravolgente per quanto riguarda il Regolamento del Senato, mi lascia un po’ perplesso. Finora abbiamo lavorato verso una condivisione di intenti, con un gruppo di lavoro che ha lavorato bene, con una Giunta per il Regolamento che ha trovato la massima condivisione, evitando di affrontare argomenti divisivi. Siamo invece arrivati al momento di votare una questione che era semplice e che era stata anche annacquata, per consentire la massima flessibilità e soddisfare una necessità che ha una mamma perché, purtroppo, al padre questo bel momento del rapporto col proprio figlio non è concesso, e non viene concesso perché si dice che deve essere sospesa la seduta d’Aula. Ma neanche questo è stato messo! (Commenti dal Gruppo PD).
CANTINI (PD). È stato già votato! PRESIDENTE. Senatore Crimi, questa è una prerogativa del Presidente: tutte le emergenze vengono valutate dal Presidente. Abbiamo già votato l’emendamento in questione. (Commenti del senatore Santangelo).
CRIMI (M5S). Signor Presidente, le dico con molta franchezza che questo per me è stato il momento di rottura di un equilibrio che era stato raggiunto sulla proposta di modifica al Regolamento al nostro esame. Per questo dico – e lo dico palesemente a tutti quelli che hanno votato contro l’emendamento – che era forse una delle cose di maggior buonsenso e condivisione che poteva esserci là dentro, rispetto a tante altre modifiche sulle quali abbiamo dovuto accettare punti di caduta pur di andare avanti su una riforma ed efficientare i lavori del Senato. Lo dico alla luce del lavoro che è stato fatto fino adesso. (Applausi della senatrice Moronese).
Che pena il ridicolo tentativo di racimolare voti attraverso l’argomento cool delle allattatrici 2.0 … Trovo illuminante l’intervento della senatrice dell’IdV: <>
Se davvero vogliono fare qualcosa “per il popolo” allora invece di chiedere ulteriori privilegi si adoperassero per fare delle leggi a misura di maternità, per TUTTI!