Facciamo nostra questa nota di IBFAN Italia, che verrà inviata anche a Nestlé.
Il MAMI non può che aborrire il fatto che la Settimana mondiale per l’allattamento sia usata per scopi commerciali: per contattare e fidelizzare le mamme, per passare subdolamente messaggi che minano la cultura dell’allattamento a favore di una cultura dell’alimentazione artificiale. Anche per questo motivo la “vera” SAM è quella che usa il logo ufficiale e che rispetta in toto il Codice sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno!
Cara Nestlé, falla tu una promessa…
Abbiamo visto sul sito https://www.superbabies.nestle.com/it/it/index che Nestlè invita a celebrare la Settimana Mondiale dell’Allattamento con una promessa.
A questo proposito facciamo notare che:
1. Da molti anni ormai la Settimana Mondiale dell’Allattamento si celebra, nella maggioranza dei paesi europei, Italia compresa, all’inizio di Ottobre, e non di Agosto come nel resto del mondo. I creativi di Nestlè potrebbero spendere qualche soldo, delle abbondanti somme che hanno a disposizione per la pubblicità, per aggiornarsi.
2. L’unica promessa di cui Nestlè si dovrebbe occupare riguardo all’allattamento è quella di rispettare il Codice Internazionale e le successive pertinenti Risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità, compresa l’ultima del 13 Maggio 2016 che invitiamo a leggere con attenzione. Dopo averla letta bene, si renderanno conto che anche mettere il marchio Nestlé sulla Settimana Mondiale dell’Allattamento, rivolgendosi alle mamme, è una violazione del Codice Internazionale.
In attesa dell’unica vera promessa, possibilmente prima dell’inizio della vera Settimana Mondiale dell’Allattamento, porgiamo distinti saluti
Care amiche, sono un pediatra e la mia opinione è la seguente già pubblicata sul portale allattamento della SIP. Il problema principale è che non si vuole ammettere che un bambino allattato al seno ha un destino di salute e di malattia secondo regola biologica, pur non essendo immortale ed invulnerabile, mentre un bambino non allattato al seno ne ha un altro, peggiore. Un bambino non allattato al seno sicuramente vivrà almeno 10 o 20 anni in meno di uno allattato al seno, si ammalerà prima e più gravemente di tutte le malattie che sono il flagello del III millennio (obesità, diabete, ipertensione ecc. ecc.) e rappresenterà più un costo che una risorsa sociale, suo malgrado e senza averne alcuna colpa a differenza di chi i guai se li va cercare (fumatori per esempio). Il bambino non allattato al seno è la classica vittima dell’adulto. Punto. Ed è inconcepibile che si specializzino colleghi pediatri che nel 2016 non sanno cosa sia il progetto dell’UNICEF “Ospedale amico dei bambini”. Purtroppo sono drastico. Ma se continuiamo a fare “a muina” sull’allattamento non ne usciamo da nessuna parte e perdiamo irrimediabilmente salute nelle genarazioni future. Dovrebbe essere proibito a chiunque, per quanto bravo, di specializzarsi in pediatria senza aver fatto almeno un corso di formazione in allattamento secondo quanto stabilito dall’OMS-UNICEF. Poi, ovviamente anni di malpractice e di vera e propria corruzione hanno fatto il resto del disastro di cui si parla e che sarà ancora peggiore nei prossimi anni. Un comportamento deontologicamente corretto dovrebbe accompagnare le mamme in difficoltà nell’allattamento il più a lungo possibile ed una volta giunti allo svezzamento sostituire le eventuali aggiunte di sostituiti del latte materno con alimenti e continuare l’allattamento materno ancora per mesi od anni, invece alla minima difficoltà arriva un biberon e scaccia via il seno in men che non si dica. Altro argomento dovrebbe riguardare il latte materno donato che dovrebbe essere presente in ogni punto nascita, altrimenti il punto nascita andrebbe chiuso, ed attingibile dalle madri nei periodi di impossibilità ad allattare al seno in attesa di riprendere il prima possibile il seno materno. Questo potrebbe essere un sensato progetto di salute pubblica solidale e fondamentale.
cordiali saluti
massimo m. alosi