Call to action – Appello all’azione
Proteggere la salute infantile: IBFAN si oppone ad una nuova iniziativa della Bill and Melinda Gates Foundation
Alcuni anni fa la Bill and Melinda Gates Foundation (BMGF) ha rivolto la sua attenzione verso l’alimentazione dei lattanti e dei bambini, un settore della salute e nutrizione pubblica trascurato e mal finanziato. Vista la scarsa attenzione da parte dei tradizionali finanziamenti governativi a questo settore di importanza cruciale, questa notizia sembrerebbe buona. Tuttavia, poiché le iniziative sostenute dalla BMGF ignorano da sempre i principi basilari che assicurano l’indipendenza, l’integrità e la credibilità della realizzazione delle politiche di salute pubblica, chi crede nella supremazia dei diritti umani dovrebbe allarmarsi per questa notizia. IBFAN ritiene che il Global Monitoring Mechanism (GMM – Meccanismo di Monitoraggio Globale), il nuovo progetto finanziato dalla Fondazione BMG, richieda questa attenzione e la richieda adesso, prima che vengano fatti passi irreversibili.
Cos’è il Global Monitoring Mechanism e qual è la posizione di IBFAN?
Il Global Monitoring Mechanism (GMM) è un nuovo progetto concepito come una partnership tra diversi attori portatori di interessi (multi-stakeholder) “basata sul principio di una realizzazione progressiva della piena conformità al Codice”. È promossa dal Meridian Institute (MI), ma ideata e finanziata dalla BMGF. Oltre alle Nazioni Unite, ai governi, alle organizzazioni della società civile, ai donatori e alle fondazioni filantropiche, sono previste come membri del progetto anche le aziende nazionali e multinazionali di alimenti per l’infanzia. Fin dall’inizio IBFAN ha espresso seri timori riguardo a questo progetto, segnalando sia alla BMGF che al MI i rischi dell’approccio del GMM.
Abbiamo spiegato che questa non sarebbe la prima volta in cui si tenterebbe di far rispettare il Codice alle aziende, con metodi di responsabilità sociale delle imprese (corporate social responsibility – CSR). IBFAN ha fin troppa esperienza che mostri come questo metodo va a finire. Per illustrarlo, abbiamo preso – in estrema sintesi – un esempio dal campo dei diritti umani. Sul finire degli anni ‘90 le Nazioni Unite furono vicine ad ottenere un insieme di Norme vincolanti sulla “responsabilità delle società transnazionali e altre imprese commerciali riguardo ai diritti umani”. Dopo le manifestazioni alla WTO (World Trade Organization – Organizzazione Mondiale del Commercio) a Seattle che interruppero le negoziazioni intorno al 2000, Kofi Annan, allora segretario generale delle Nazioni Unite, lanciò la sua iniziativa, il “Global Compact”, al Davos World Economic Forum. Il concetto alla base era questo: se diamo all’industria degli ‘incentivi’ attraverso il loro riconoscimento, rispetteranno i 9 (ora 10) principi del Global Compact. La Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani fu chiusa e tutto il lavoro sulle Norme fu sostanzialmente abbandonato. Poco dopo che l’Human Rights Council (HRC – Consiglio per i Diritti Umani) fu istituito per rimpiazzare la Commissione, il professor Ruggie, l’ideatore del Global Compact, guidò il processo che ha portato allo sviluppo nel 2011 dei “Ruggie’s Principles” (i “Principi di Ruggie”), conosciuti ufficialmente come i “Principi Guida sulle imprese e i diritti umani”. I Principi Guida hanno ricevuto forti critiche dalla società civile che vi ha visto “il rischio di indebolire gli sforzi di rafforzare la responsabilità e il dover rendere conto delle imprese nei confronti dei diritti umani” già da prima della loro adozione nel 2011. E infatti, non hanno funzionato e non sembrano funzionare adeguatamente. Forse perché la “diligenza dovuta” è considerata un’idea centrale e a questo scopo è definita come “le fasi e i processi attraverso i quali un’azienda valuta, monitora e riduce il suo impatto sui diritti umani”. Nel campo dell’alimentazione infantile questo significa “niente di nuovo”. Aziende come la Nestlé hanno sviluppato una loro interpretazione del Codice Internazionale, dichiarando di effettuare un monitoraggio rispetto alla loro interpretazione e di avere un sistema per rimediare ad eventuali violazioni. Tuttavia, la loro interpretazione non corrisponde né a quella degli organismi delle Nazioni Unite (UNICEF e OMS), né a quella di IBFAN. E il campo dell’alimentazione infantile è lungi dall’essere un caso isolato.
Per questo motivo, con una votazione senza precedenti, i membri del Consiglio per i Diritti Umani hanno richiesto di iniziare un nuovo processo verso un trattato vincolante sulle attività delle imprese transnazionali riguardo ai diritti umani. Tornando così indietro a dove eravamo 14 anni fa con le Norme, in poche parole. Se non ci fosse stato il Global Compact (e la lobby della Camera Internazionale di Commercio, presieduta all’epoca dall’ex amministratore delegato della Nestlé), ci sarebbero state le Norme legalmente vincolanti, all’interno delle quali, tra l’altro, sarebbe stato riconosciuto il Codice e le successive pertinenti Risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità. Nel frattempo, milioni di persone hanno sofferto abusi dei loro diritti umani, compresi i bambini e le loro madri.
Perciò l’idea che il GMM segua il modello dei multi-stakeholder è una prospettiva molto preoccupante. Non solo viola il principio basilare che “nessuno dovrebbe essere il giudice nella propria causa”, ma ignora il fatto che società come i produttori di alimenti per l’infanzia abbiano come principale priorità la massimizzazione dei profitti. È alla base della loro ragione d’essere. Non mettiamo in discussione questo fatto. Tuttavia, proprio per questa ragione, tali aziende non mettono – e non potrebbe essere altrimenti – il rispetto dei diritti umani davanti al loro profitto. La loro partecipazione in qualunque processo di ideazione e sviluppo di poilitiche e programmi di pubblico interesse, men che meno nel monitoraggio del Codice, sarebbe come invitare una volpe a costruire un pollaio. Non è accettabile. I governi e le istituzioni pubbliche hanno l’obbligo di proteggere la salute pubblica e di implementare il Codice e le leggi nazionali. Le aziende e i produttori di alimenti per l’infanzia devono rispettare il Codice, le successive Risoluzioni dell’AMS e le leggi nazionali. Ogni componente ha un suo ruolo. IBFAN, insieme ai suoi collaboratori, ha ottenuto molto tenendo le società fuori dai processi politici decisionali finalizzati alla predisposizione di leggi, policy e programmi di pubblico interesse.
NetCode: Rete per il monitoraggio globale e il sostegno all’implementazione del Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno e successive e pertinenti Risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità (il Codice)
La proposta del GMM sorge contemporaneamente all’istituzione e implementazione di un’altra iniziativa per monitorare l’applicazione ed il rispetto del Codice, chiamata NetCode: Rete per il monitoraggio globale e il sostegno all’implementazione del Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno e successive e pertinenti Risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità. NetCode è una iniziativa coordinata da OMS e UNICEF. IBFAN vi ha partecipato attivamente fin dal suo inizio, nel 2015.
Curiosamente, la Fondazione Bill and Melinda Gates (BMGF) provvede al sostegno finanziario anche di questa iniziativa2. I membri di NetCode sono concordi nel contribuire attivamente all’obiettvo di rafforzare la capacità di monitoraggio del Codice Internazionale e delle pertinenti Risoluzioni dell’AMS degli Stati Membri e della società civile; e di facilitare lo sviluppo, il monitoraggio e l’applicazione di legislazioni nazionali sul Codice da parte degli Stati Membri, mettendo insieme un gruppo di attori dediti a sostenere questi processi.
NetCode non è aperto a individui che lavorano per il settore privato, né a partnership tra pubblico e privato (PPP) o a iniziative multi-stakeholder. L’OMS ha spiegato che ciò è dovuto al fatto che i suoi membri non devono avere Conflitti d’Interesse che possano interferire col loro lavoro a favore della visione, dello scopo e degli obiettivi di NetCode.
GMM vs NetCode
In una Nota di Dissenso condivisa con la BMGF e il MI, IBFAN ha preso le distanze da ogni attività del GMM, non vedendo alcun potenziale vantaggio dal GMM in termini di sforzi aggiuntivi ai meccanismi di monitoraggio e documentazione indipendenti già esistenti. Il GMM al contrario rischia di indebolirli e di sviare l’attenzione e le risorse dagli impegni dei gruppi nazionali. Rischia inoltre di minare il lavoro di NetCode.
Call to action – appello all’azione
Alla luce di quanto detto sopra, è della massima importanza che voi siate consapevoli di questa situazione e che ci aiutate a bloccarla, come individui, organizzazioni e comunità. Gli attori principali devono essere informati il più presto possibile, poiché l’incontro in cui sarà ulteriormente discusso il GMM è fissato per il 30 novembre-1 dicembre 2017 a Francoforte, in Germania. L’invito all’incontro è stato esteso alle ONG, alla società civile, alle aziende degli alimenti per l’infanzia e agli Stati Membri delle Nazioni Unite – con offerte di assistenza finanziaria. Anche i governi sono stati invitati a partecipare. Tutti devono essere allertati, per prendere una posizione chiara.
Lanciamo questo appello per allertare gli attori di pubblico interesse, e chiedere loro di unirsi a noi nel contestare questa iniziativa scorretta del Global Monitoring Mechanism della BMGF, con lo scopo di fermarla. Per darci il vostro sostegno, sottoscrivete questo documento scrivendo ad Alessia Bigi alla mail alessia.bigi@gifa.org
Vi ringraziamo per la vostra attenzione, solidarietà e sostegno e vi chiediamo di condividere questo Appello all’azione con i vostri collaboratori.
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