Lo scorso Novembre il Gruppo CRC ha pubblicato la seconda edizione del Rapporto sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. “I dati regione per regione 2021”. Il documento offre una nitida fotografia delle condizioni in cui vivono i bambini e gli adolescenti nelle nostre regioni, con l’obiettivo di migliorare la capacità di tutela e di effettiva promozione dei diritti.
Il 10 Dicembre il rapporto del Gruppo CRC sarà presentato a Palermo, a Villa Niscemi dalle 10 alle 13
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Per il MAMI interverrà Monica Garraffa

Resoconto

A Palermo il 10 dicembre il gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza con la collaborazione delle associazioni: Kiwanis, Gruppo Territoriale Nidi e Infanzia Sicilia, Associazione Culturale Pediatri (ACP) , Caritas Diocesana di Palermo, IBFAN Italia ODV, MAMI – Movimento Allattamento Materno Italiano odv, Save the Children Italia , ha presentato i dati del Rapporto CRC in Italia, con particolare attenzione ai dati della Sicilia.
Ne è venuto fuori che nelle regioni come la Sicilia, fanalino di coda per tassi di allattamento, un sistema di monitoraggio sarebbe opportuno anche per la valutazione di appropriati interventi di protezione, promozione e sostegno dell’allattamento.
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Estratto dell’intervento di Monica Garraffa, per il MAMI
Porto il saluto del direttivo del MAMI- Movimento allattamento materno italiano odv – associazione nata 24 anni fa come affiliata della WABA, una rete internazionale di organizzazioni ed individui convinti che l’allattamento costituisca un diritto di ogni madre ed una componente fondamentale nell’assicurare ad ogni bambino il meglio in termini di alimentazione, salute e cure.

Il MAMI partecipa ai lavori della CRC dal primo rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia anno 2004-2005 e già dal secondo rapporto 2005-2006 nel capitolo Salute una sezione è dedicata all’alimentazione nella prima infanzia. In quel rapporto di 16 anni fa possiamo leggere “In Italia il tema dell’allattamento è molto sentito: secondo una recente indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, il 95% delle donne desidera allattare al seno. Mancano però dati affidabili sulla prevalenza e durata dell’allattamento materno.”
In questi anni, nello snocciolarsi dei dati dei vari rapporti poco è cambiato.

Gli ultimi dati nazionali si riferiscono alla rilevazione ISTAT 2014 riferita al 2013 riportati nel primo report dei dati regione per regione del 2019 e mostrano – come per altri indicatori di salute-le diseguaglianze da Regione a Regione, con la Sicilia, fanalino di coda per tassi allattamento.
I dati mostrano inoltre come in Italia le differenze socioeconomiche e geografiche condizionano l’accettazione e
la prosecuzione dell’allattamento da parte delle madri; infatti allattano meno le donne con livelli di istruzione e socioeconomico inferiori e quelle residenti nelle regioni meridionali.

Cosa dice il Ministero della Salute?
La Survey 2014 sull’Allattamento al Seno in Italia promossa dal Tavolo Tecnico Operativo Interdisciplinare sulla Promozione dell’Allattamento al Seno (TAS) del Ministero della Salute conferma questa situazione affermando che
“manca attualmente in Italia un sistema di monitoraggio validato e periodico sull’alimentazione infantile, che consenta di avere dati accreditabili sulla diffusione dell’avvio e della durata dell’allattamento al seno, in particolar modo di quello esclusivo.” Afferma inoltre che Il sistema di monitoraggio dovrebbe avere base regionale e usare definizioni condivise, riproducibli, precise, quali quelle proposte dall’OMS, definizioni riferite a un chiaro
recall period ossia al periodo al quale si riferisce l’informazione alla base della categorizzazione alimentare. Un sistema di monitoraggio è opportuno per un confronto trasversale e longitudinale, anche per la valutazione di eventuali appropriati interventi di promozione dell’allattamento al seno”

Non risulta inoltre operativo attualmente in Italia un sistema di sorveglianza diffuso sui bambini piccoli, facendo eccezione per il progetto sovraregionale “Sorveglianza bambini 0-2 anni”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e che si colloca nel programma nazionale GenitoriPiù.

Ci sono eccezioni?
L’EmiliaRomagna rileva sistematicamente la prevalenza di allattamento.
L’attività di monitoraggio è stata ideata e sviluppata fin dall’inizio in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri – Associazione Pediatria di Comunità. Per quanto riguarda la modalità del monitoraggio, dalla prima edizione del 1999 e fino al 2008 la rilevazione è stata effettuata con cadenza triennale, tramite raccolta di questionari cartacei poi inseriti in un database dedicato.

Dal 2015 la prevalenza dell’allattamento viene monitorata con una raccolta dati annuale, utilizzando il flusso corrente dell’Anagrafe vaccinale regionale.

L’indagine consiste in uno studio di prevalenza su un campione di lattanti le cui abitudini alimentari vengono indagate, al momento della prima e seconda vaccinazione, tramite un questionario breve proposto alla madre. Nella ricerca vengono utilizzate le definizioni dell’Organizzazione mondiale della sanità per identificare le categorie di allattamento

La rilevazione dei dati sull’allattamento del 2020 conferma che la metodica scelta e implementata a partire dal 2015 – raccolta dati completamente informatizzata tramite il flusso dell’anagrafe vaccinale – è fattibile e sostenibile anche durante un periodo di grande impegno per i servizi sanitari, come è stato l’anno appena trascorso a causa della pandemia di SARS-CoV-2.
Anche per il 2020 la raccolta si è protratta da marzo a novembre permettendo di fare 36.825 osservazioni, un numero paragonabile a quello degli anni precedenti.
Anche Friulia-Venezia Giulia, Toscana e PA di Trento con diverse modalità identificate per il monitoraggio producono dati

La Regione Toscana ha attivo da marzo 2019 un sistema di rilevazione longitudinale sul percorso nascita che permette di raccogliere in maniera continua dalle utenti i dati, oltre che sulla loro esperienza e la qualità percepita durante il percorso (gravidanza, parto e primo anno di vita), anche sui determinanti di salute 0-2 anni, tra cui l’allattamento, attraverso la somministrazione di questionari online multi-lingua effettuata in maniera personalizzata in base all’epoca gestazionale e successivamente alla data del parto.

Nella PA di Trento il monitoraggio in continuo dell’allattamento alla nascita è previsto presso tutti i punti nascita sia dal Registro di monitoraggio continuo degli standard dell’Iniziativa Baby Friendly OMS-UNICEF, sia dal CedAP i cui dati sono elaborati annualmente. Inoltre, da ottobre 2019 in collaborazione con la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, raccoglie in maniera continua il dato dalle utenti con la stessa indagine proposta in Regione Toscana e con analoghi tassi di adesione e di risposta rispetto alla popolazione provinciale di utenti.
Il monitoraggio in Friuli-Venezia Giulia utilizza invece una scheda informatizzata (sistema informativo regionale ad hoc) che raccoglie il dato alla dimissione dall’ospedale (recall period dalla nascita alla dimissione, salvo per le TIN) e al momento della seconda vaccinazione (recall period le ultime 24 ore). Il sistema permette poi di stratificare i dati per età del bambino distinguendo la prevalenza a 5 e a 6 mesi di vita

In Sicilia, come nelle altre Regioni d’Italia esclusi gli esempi precedenti, non c’è un monitoraggio e quindi ci troviamo dinanzi ad una pagina bianca del Report che ci dice che non ci sono dati disponibili
E come si diceva nella presentazione del rapporto il 2 dicembre la gravità dell’assenza dei dati è che qualcuno pensa che se non ci sono dati non c’è il problema.
In Sicilia dopo i dati Istat del 2014 pubblicati nella prima edizione del rapporto regione per regione, i dati più recenti sono quelli dell’indagine In primis pubblicata nel 2019 e realizzata da Università degli studi di Palermo, Assessorato alla Salute della Regione Sicilia, ISS e Cefpas e che si riferisce ad uno studio effettuato nel 2017 e che rileva una percentuale del 33,7% di allattamento esclusivo alla dimissione che diventa l’11,5% a 5 mesi
Vi cito un altro dato il 40,3% delle madri vengono dimesse dal reparto maternità con la prescrizione della formula.

Siamo a conoscenza della campagna regionale siciliana 2020/21 di comunicazione e promozione dell’allattamento, dell’ampliamento dei finanziamenti alle progettualità che riguardano i primi mille giorni di vita, della preparazione della seconda conferenza regionale e dell’inaugurazione di altre due Banche del latte in Sicilia, a Messina e Catania, oltre quella esistente già da tanti anni a Palermo. Apprezziamo lo sforzo dei professionisti che lavorano a queste progettualità ma ci chiediamo quanto nella realtà queste iniziative sostengano le madri nell’allattamento e quanto soprattutto modifichino incisivamente quella cultura in cui i non allattamenti continuano ad essere la norma. Potrei, riagganciandomi alla presentazione del rapporto del gruppo crc del 2 dicembre chiedere come ci propone l’on. Paolo Siani, vice-presidente della Bicamerale Infanzia, una commissione parlamentare d’inchiesta o chiedere alla Regione Sicilia come sono stati spesi i soldi per l’allattamento e soprattutto con quali risultati.

Lascio alla vostra immaginazione lo scenario che ci circonda dopo questi due anni di pandemia durante i quali l’incremento della medicalizzazione della nascita non ha certo sostenuto l’allattamento.
Vi porto un dato semplice: basta guardare la mappa degli eventi SAM 2021 che hanno richiesto al MAMI il logo (che viene rilasciato gratuitamente a chiunque lo richieda e rispetti il “Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno”) per avere lo specchio della realtà siciliana.
Sciacca e Ragusa le uniche ASP siciliane presenti insieme a due realtà siciliane di mamme alla pari, null’altro. Andate a guardare le regioni dove si lavora per e con i dati

Concludo ricordando il motto della SAM2021, Proteggere l’allattamento, una responsabilità da condividere, per ricordarci che al di là del sostegno individuale che pure è importante, bisogna considerare l’allattamento una questione di salute pubblica che richiede investimenti a tutti i livelli. L’opportunità di operare una proficua ricostruzione post COVID potrebbe costituire l’occasione per coinvolgere nella catena calda di sostegno dell’allattamento i sistemi sanitari, i contesti lavorativi e le comunità nel loro complesso. Grazie a questa catena sarà possibile costruire un ambiente favorevole all’allattamento e proteggerlo dall’aggressione commerciale. Con l’informazione, il coinvolgimento e l’azione sarà possibile proteggere l’allattamento a tutti i livelli.