Nome evento | |
Storie di Latte | |
Promosso da | |
Associazione Mamma Help | |
Dal | |
01/10/2020 | |
al | |
07/10/2020 | |
Tipo di evento | |
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Dove si svolge l’evento | |
Evento online Alcamo, TP Map It |
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Descrizione dettagliata dell’evento | |
Durante la SAM l’Associazione Mamma Help (associazionemammahelp@gmail.com) racconterà le storie di allattamento di mamme e bebè di alcune mamme a noi care. Storie semplici, storie coraggiose, storie a lieto fine e storie con un finale diverso… Ma tutte emotivamente coinvolgenti e fortemente realistiche! Infine, assieme all’ostetrica Roberta Cirafisi, faremo un cerchio (presumibilmente online) in cui potersi confrontare e scambiare emozioni! |
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RESOCONTO | |
Il nostro progetto è stato quello di accomunare le storie di allattamento, di qualunque tipologia, per creare un senso di appartenenza, di comunità tra le mamme. Abbiamo scelto di raccontare storie di allattamento iniziato con difficoltà e proseguito con successo, di allattamenti complicati e terminati, di allattamenti desiderati e riconquistati o mai avvenuti, allattamenti gemellari e allattamenti semplici e naturali. Nelle storie di allattamenti persi abbiamo sottolineato quant’è importante la presenza di un supporto e di una comunità attiva e informata attorno alla madre, abbiamo cercato di far comprendere che non è mai troppo tardi per recuperare, che anche con difficoltà incredibili come bambini nati prematuramente, o con malformazioni all’apparato orofaringeo, l’allattamento materno è possibile (se non necessario!).Il nostro progetto si chiama “Storie di Latte” abbiamo pubblicato una storia al giorno per tutta la SAM e abbiamo fatto anche una diretta con l‘Ostetrica Roberta Ciràfisi di Partoconsapevole con cui abbiamo cercato di dissipare i dubbi che le mamme ci hanno posto.. Questa la STORIA DI LATTE più significativa che ha ispirato il nostro progetto: la storia di Francesco e AlessiaDopo tre anni, in occasione della WBW 2021 (Settimana Mondiale dell’Allattamento Materno), trovo il coraggio di raccontarvi com’è iniziata la mia storia col mio bambino, il mio bambino guerriero.
Ho scelto di raccontarvi questa parte della nostra vita perché vorrei dare coraggio e forza a tutte le mamme che potranno riconoscersi, anche soltanto in parte, in questa vicenda. Francesco, il mio primogenito, è nato con una atresia esofagea del terzo tipo, una malformazione, la più rara di questa tipologia, che se non corretta velocemente in sala operatoria risulta incompatibile con la vita. La sua condizione ci ha portato a separarci subito dopo la nascita, appena è venuto al mondo ho soltanto intravisto il suo piedino viola mentre lo portavano velocemente via, ci siamo incontrati dopo cinque lunghissimi giorni, o meglio io ho incontrato lui perché l’ho trovato immobile e sedato in terapia intensiva, non potevo nemmeno toccarlo per non stimolarlo perché doveva restare immobile nel post primo intervento. Pensate con quale forza si debba trattenere una neomamma che incontra il suo bambino nell’abbracciarlo e stringerlo dopo nove mesi in grembo, cinque giorni dalla nascita e dopo un delicatissimo intervento durato ore, e immaginate come possa sentirsi questa mamma a cui viene concesso soltanto di sfiorargli la coscetta con l’indice, e farselo bastare. La nostra è una storia iniziata con due mesi di terapia intensiva e tanti tanti interventi, e giornate senza fine in cui non sapevamo se ci fosse stato un domani, giornate di preghiera e di affidamento a quella Mamma Celeste che non ci ha mai abbandonato. Francesco, dopo vari interventi e difficoltà, si è potuto alimentare per la prima volta per bocca con 1 ml di latte di mamma, che avevo iniziato subito a tirare, un mese dopo la nascita ; era il giorno della festa della mamma, non lo dimenticherò mai, non avrei potuto desiderare regalo più bello! Purtroppo a causa della sua condizione fisiologica e del suo rifiuto totale per il biberon hanno dovuto procedere con una gastrostomia per poterlo alimentare più facilmente e assicurarne la crescita. Sono stati mesi in cui, dal momento della sua nascita, ogni due, tre ore puntualmente tiravo il latte e la notte mi concedevo soltanto una pausa di appena cinque ore. Alle cinque del mattino il suono del tiralatte elettrico segnava l’inizio della mia giornata da mamma-mucca. La mia determinazione mi ha permesso di fare scorta in due mesi di ben 30 litri di latte di mamma (il bancone freezer di nonna Rosa era pieno di latte per Francesco, latte che in molti momenti ho pensato non sarebbe mai riuscito a prendere, e invece il mio guerriero ce l’ha fatta!). Molte persone attorno a me mi prendevano per matta, anche quelle più vicine, riuscivo a leggere nei loro sguardi il loro pensiero: “che stai a fare tutti questi sacrifici? Tanto non si sa nemmeno se sopravvive”. Ma a me, separata da un figlio che non avevo mai potuto tenere in braccio e che potevo sfiorare soltanto per qualche minuto al giorno soltanto se le condizioni lo permettevano, era l’unica cosa che mi faceva sentire Mamma, era l’unico motivo che mi faceva alzare dal letto e mi teneva impegnata tutto il giorno, l’unico modo che avevo per evitare di lasciarmi morire in un angolo dal dolore! È stata la mia terapia per non morire!! Finalmente, dopo due lunghissimi mesi vissuti nell’incertezza, fummo trasferiti dalla terapia intensiva in reparto e così io e Francesco iniziammo a conoscerci. Potevo tenerlo in braccio quanto volevo e potevo tenerlo sul mio petto a contatto pelle a pelle. Sono stati giorni molto difficili in cui molti medici mi hanno fatta sentire inadatta nel ruolo di madre e io sentivo una pressione enorme perché Francesco piangeva tutto il giorno per le colichette causate dall’alimentazione con la peg e nessuno mi poteva dare il cambio perché solo io sapevo prendermi cura di lui, così piccolo e così speciale. In quei momenti di solitudine e buio, chiusa per tre lunghe settimane in quella stanza, mi sentivo la peggiore mamma del mondo perché non riuscivo a far star bene il mio piccolo; immaginate come può sentirsi una neomamma con un neonato che piange per il dolore giorno e notte senza tregua e senza nessuno che potesse darle il cambio. Lo cullavo di continuo, avanti e indietro per la stanza, sperando di trovare la posizione che gli alleviasse il dolore, non mangiavo granché e non dormivo da settimane. Non potrò mai dimenticare quella dolcissima operatrice socio sanitaria che una notte, vedendomi stremata dalla stanchezza, mi disse “te lo tengo io, tu riposa un po”. È stata il mio angelo e le sarò per sempre grata. I chirurghi mi facevano alimentare Francesco principalmente tramite gastrostomia con un latte artificiale particolare; purtroppo io ero ignara dell’importanza, della ricchezza e della perfezione del mio latte per il mio bambino e continuavo a nutrirlo principalmente con quello anche se continuavo puntualmente a tirarlo per farne scorta. Il mio latte, secondo loro prescrizione, potevo darglielo soltanto col biberon ma Francesco si dannava perché non riusciva a ciucciare. I dottori mi dicevano quanto fosse importante nutrire il mio piccolo per bocca e io, determinata a fargli rimuovere presto la gastrostomia, mi ostinavo a proporgli quel biberon che puntualmente rifiutava piangendo fino a perdere il fiato. Mi sentivo sconfitta, non accettava il cibo per bocca, non accettava il mio latte… Quei chirurghi mi ripetevano puntualmente che il suo rifiuto molto probabilmente era dovuto a un problema di malfunzionamento neurologico, che aveva perso il riflesso di suzione e la situazione poteva essere più complicata del previsto. Tutto ciò rendeva più pesante il macigno che portavo già sul cuore. Poi avvenne il miracolo. Un pomeriggio venne a trovarci in ospedale mia cognata, vedendo come Francesco si disperava per quel biberon che non riusciva a prendere, mi propose di attaccarlo al seno. Io rimasi perplessa perché i medici mi avevano detto che poteva risultare pericoloso e non potevo farlo. Ma quella frase “perché non provi ad attaccarlo al seno?” mi è entrata dentro, forse perché era quello che volevo con tutto il cuore. Così la sera, da soli in quella stanza di ospedale, con Francesco che strillava al biberon, ho scoperto timidamente il seno e l’ho avvicinato delicatamente alla sua boccuccia… Il mio bambino, con la foga di chi aspetta quel momento fin dalla nascita, si è attaccato al capezzolo e ha iniziato a ciucciare e a mangiare perfettamente come un bimbo sano e non mi ha mollata più, piangendo disperato se provavo a staccarlo. Chiamai subito il chirurgo che non credeva ai suoi occhi, un bambino così problematico che si attacca al seno dopo due mesi e mezzo dalla nascita?! Impossibile!! E invece il mio bambino ha aspettato la sua mamma, e mi ha regalato un sogno che mi ha ripagato di tutti quei mesi di sacrifici continui per tirare quel latte fatto appositamente per lui cercando di portare la produzione al suo fabbisogno per il momento in cui si sarebbe potuto attaccare al seno. Purtroppo, ancora una volta, alcuni medici mi hanno demoralizzata facendomi credere di non essere all altezza, che il mio latte non fosse abbastanza e adatto, altri invece hanno esultato per questo miracolo e mi hanno sostenuta. Ma come avete capito sono una donna determinata e Francesco mi ha dato la forza di credere in me stessa e nella sua fortissima voglia di vivere! Così da allora il nostro allattamento è andato avanti a lungo. Dopo tre anni decido di condividere questa storia perché credo che ogni mamma deve sapere che non tutte le nascite sono perfette come nei film e non tutti gli allattamenti hanno la possibilità di partire come sogniamo in gravidanza ma non esistono mamme che non possono allattare o che non hanno abbastanza latte, una mamma nasce insieme al suo bambino per poterlo nutrire e sarà sempre all’altezza per poterlo fare! Mamma, circondati di persone giuste e abbi cura di possedere le giuste informazioni. E ricorda che non sarai sola, mai! Questa è la motivazione per cui ho deciso di entrare a far parte del meraviglioso mondo dell’Associazione Mamma Help un’associazione nata da mamme con l’obiettivo che nessuna mamma si possa più sentire sola e sbagliata in momenti delicati come questo e non solo. “ .
Ascolta la diretta con l’ostetrica Roberta Cirafisi:https://www.facebook.com/associazionemammahelp/videos/ .
Le altre “Storie di Latte“:Storia di Mario, Matteo e Alessia
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